Nei locali di Minsk una gioventù che vive all’europea – testo di Angela Gennaro, foto di Andrea Di Biagio

In senso metafisico, Minsk è straordinaria”. Uladzimir – noto a tutti come Valodia – musicista, poeta e traduttore letterario, ha 30 anni. Capelli folti, fronte alta, è innamorato della sua città, Minsk, capitale di quella Bielorussia che nel 2005 l’allora segretaria di Stato Usa, Condoleezza Rice, definì “l’ultima dittatura d’Europa”. Nell’ex repubblica sovietica, indipendente dal 1990, “regna” incontrastato da ventitré anni Aleksandr Lukashenko.

È il 1994 quando, in occasione delle prime elezioni democratiche, l’ex capo di un sovchoz di migliaia di persone si candida e viene eletto presidente. Ha 63 anni ed è ancora lì, mentre la “Russia bianca” è oggi l’unico stato europeo dove vige ancora la pena di morte. Ed è il Paese meno raccontato dell’ex blocco sovietico, nonostante l’evoluzione della vita giovanile, oggi fatta di discoteche, gruppi musicali, corsi di “interior design” o per diventare cuochi.

Arrivare a Minsk, tuttavia, significa imbattersi in un aeroporto pressoché disabitato, in cui solo
il rumore dei tacchi alti sottolinea una presenza umana nei corridoi silenziosi. Niente indicazioni
in inglese, nessuna scritta che non sia in cirillico. Il design squadrato, il gigantismo, la semplicità delle linee e delle forme sono tutti elementi di uno stile sovietico che prosegue anche in metropolitana, mentre per la città i palazzi grigi sembrano blocchi di cemento caduti dal cielo. Ma chiudere gli occhi e provare a visualizzare queste strade è un esercizio di stile inutile, assicurano gli abitanti di Minsk.

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“È impossibile immaginare l’atmosfera della mia città”, ammette Valodia. “A prima vista appare grigia e senza volto. Ma dietro questo grigiore si nasconde la sottile e delicata anima di un bambino spaventato”, aggiunge. “La peculiarità di Minsk sta nell’assenza di peculiarità”, chiosa Natasha, architetta e designer d’interni. A 28 anni, assicura, cerca un equilibrio tra lavoro e tempo libero, tra “guadagnarsi da vivere e vivere”. Mentre Minsk, la giovane Minsk, oscilla in un’atmosfera livellata, composta. (…)

 

 

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