In Libano 120mila rifugiati siriani vivono in tende, esposti a neve e tempeste

 

di Maria Camilla Brunetti

Con l’arrivo della tempesta Alexa, che nell’ultima settimana ha colpito duramente il Libano, la Siria e la Turchia, portando forti nevicate e piogge continue, le condizioni per i profughi siriani che vivono a centinaia di migliaia in agglomerati sparsi sul territorio, in tende provvisorie e in rifugi di fortuna diventa di giorno in giorno più drammatica. Nelle zone montagnose della Valle della Bekaa – dove vive la grande maggioranza di profughi, in condizioni di criticità estrema – già da diverse settimane le temperature scendono sotto lo zero e la neve caduta negli ultimi giorni rende critici i trasporti, e sempre meno accessibili alcune comunità.

Abbiamo fatto qualche domanda a Roberta Russo, portavoce in Libano dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Quali sono le zone più critiche per i profughi siriani in Libano, quelle in cui le condizioni di vita sono più vulnerabili, più a rischio?

Per le condizioni climatico geografiche e per le vie d’accesso le zone più critiche e più vulnerabili restano la zona dell’Akkar a nord della città di Tripoli, nel Libano settentrionale le zone orientali della Valle della Bekaa, dove le temperature in questi ultimi giorni sono scese di molto sotto lo zero e le nevicate sono state più consistenti.

Quanti profughi siriani vivono attualmente all’interno di tende? E tra loro, quanti sono i bambini?

In Libano sono oltre 840mila i profughi siriani regolarmente registrati presso Unhcr.120mila sono le persone che si trovano a vivere in alloggi temporanei, all’interno di tende o di strutture non permanenti. Di queste 120mila persone, il 50% sono bambini. Queste cifre si riferiscono solo alle persone che si sono registrate, ma il numero effettivo di profughi siriani presenti sul territorio libanese, contando anche chi è in attesa di registrazione o chi ha scelto di non registrarsi, è molto più alto e difficilmente quantificabile.

Che tipo di operazioni Unhcr ha messo in campo per fare fronte a questa emergenza e per riuscire a raggiungere il maggior numero di famiglie possibile? Come si articola il programma di winterization?

Il programma di winterization è cominciato mesi fa e abbiamo accelerato il ritmo delle distribuzioni a novembre, in previsione dell’inverno. Sono già state distribuite circa 255mila coperte, moltissimi vestiti soprattutto per i bambini, kit per l’inverno a 125mila persone solo nella Valle della Bekaa e nei prossimi giorni ne saranno distribuiti ulteriori 55mila ad altri profughi. All’interno di questi kit – pensati per aiutare le famiglie a fare fronte al periodo più duro dell’anno – ci sono materiali isolanti per le tende, teli di plastica impermeabili, materiali di legno per rafforzare le strutture e tutti gli utensili necessari. Abbiamo distribuito anche stufe e buoni per acquistare il gas, per permettere a chi vive nei rifugi temporanei e nelle tende di avere un po’ di calore. Siamo già riusciti a distribuire a 45mila famiglie (con una media di 5 persone a nucleo) una carta di 150 dollari mensili che possono essere spesi per il riscaldamento.

Con le recenti nevicate in Libano, Turchia e Siria le condizioni di vita per le migliaia di famiglie che vivono in ripari di fortuna diventano ogni giorno più critiche, le vie di comunicazione e i trasporti sono compromessi e il rischio è che ci siano centinaia di famiglie isolate, non raggiungibili dai soccorsi. Che aiuti avete dal governo libanese in questo senso?

Stiamo cercando di collaborare con il governo libanese. La cosa che ci preoccupa di più in questo momento, dall’arrivo della perturbazione Alexa, è proprio la cattiva condizione dei collegamenti e delle strade che rende molto più critico raggiungere determinate comunità e gli insediamenti più lontani. Il rischio che un certo numero di famiglie possano rimanere isolate c’è, è reale, ma stiamo cercando di fare il massimo per raggiungere tutte i nuclei nelle quasi 1,600 località dove i profughi risiedono, sparsi per il Libano. Per questo motivo stiamo lavorando in stretta collaborazione con le migliaia di municipalità in cui si trovano i profughi dispersi sul territorio. Cerchiamo di fornire loro direttamente materiali di supporto in modo che possano usarli con tempestività per fare fronte all’emergenza.

Lunedì 16 dicembre sarà lanciato un nuovo appello (il sesto in due anni) – da parte del Governo libanese, delle Nazioni Unite e delle diverse Ong attive sul territorio – alla comunità internazionale affinché dia il suo sostegno per far fronte alla crisi dei profughi siriani in Libano. Di cosa Unhcr ha più bisogno, oggi come oggi, per riuscire a rispondere a un’emergenza umanitaria di questa portata?

Dell’appello di fondi di 1,7 miliardi di dollari (inclusi o 450 milioni per il Governo libanese) – lanciato a metà giugno da Unhcr, altre agenzie Onu insieme a tutte le Ong che lavorano per far fronte all’emergenza dei profughi siriani, purtroppo solo il 38% è stato raggiunto. Le condizioni sono estremamente critiche e i bisogni immensi. Il sostegno della comunità internazionale è fondamentale. Le nostre priorità per il 2014 rimangono quelle di riuscire a fornire cibo a sufficienza a tutti i profughi registrati, aumentare i programmi di educazione per i bambini che si trovano ora esclusi dai programmi scolastici e cercare di fornire cure mediche al più alto numero di rifugiati possibile.

 

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