Con il treno da Bucarest alle montagne dei Carpazi attraverso la Transilvania – di Luciano Baccaro

Dalle pianure di Bucarest alle montagne dei Carpazi, in pieno inverno, modalità “on the road” sui treni, in compagnia di un amico scrittore, attraversiamo la Transilvania, costeggiamo foreste, città, piccoli villaggi, dove il freddo esalta la bellezza di un paese molto spesso stigmatizzato per apparenze. Abbiamo una telemetro e pellicole in bianco e nero, zaino in spalla e tanta voglia di esplorare. Ci inoltriamo in questa vastità di fascinosa bellezza paesaggistica, di culture, tradizioni e modi di vivere rimasti immutati nel tempo. Il dolce “swingare” del treno, lo scendere soave della neve, le temperature rigide, i disagi, gli incontri, mi fanno percepire l’esigenza di un popolo che ha una grande voglia di occidentalizzazione, di modernità e purtroppo di consumismo, come mi è accaduto di riscontrare spesso in altri Paesi dell’Est Europa.

Quanto mi emoziona guardare lande desolate, attraversate da carretti trainati da cavalli, utilizzati da intere famiglie per spostarsi da un luogo a un altro; pseudo-stazioni ferroviarie dove le persone salgono e scendono al volo, portandosi dietro bisacce cariche di un vissuto che fa trapelare la difficoltà del vivere quotidiano. L’avanzare lento dei treni si fonde con la perfezione dei paesaggi circostanti, da cui nasce un’immagine che porta alla pacatezza interiore e l’animo umano riesce a guardarsi dentro, assaporando, nel vagare, un senso di libertà. L’andare permette di incontrare volti rugosi, ragazze dagli occhi ipnotici, bambini vestiti di panni leggeri che al passare del treno salutano festosamente. Nell’apparente immobilismo si nasconde una grande forza e vivacità comune, soprattutto nelle città dove non mancano occasioni di entrare nei meandri più remoti della trasgressione, facendo incontri di ogni tipo, dove la dolce vita ha esigenza di manifestarsi nel pieno della sua forza travolgente… Nel frattempo, i treni continuano ad andare oltre le foreste, perché Transilvania significa andare oltre, oltre le foreste (…)

 

 

L’articolo completo è pubblicato su Reportage n°34, acquistabile qui in cartaceo e in versione digitale

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