Triste e sofferta la vita degli orsi in Transilvania | Testo e foto di Michela A. G. Iaccarino

Ammaestrati a vita, torturati, accecati, portati al guinzaglio nelle strade, esposti in gabbia nei ristoranti, uccisi a colpi di fucile, i plantigradi bruni non conoscono pace. La metà di questi animali che popolano l’Europa vive in Romania. Ceausescu ne aveva proibito la caccia tranne che per se stesso. Le testimonianze dei volontari

 

Del sentiero che conduce al cuore di una delle ultime foreste vergini d’Europa non si vede la fine. È stretto. Si assottiglia sfidando il buio intorno tra gli alberi sempre più fitti. Su uno dei tronchi altissimi e scuri che raggiungono il cielo rumeno c’è un cartello rosso con la sagoma di un grande mammifero di profilo. Dice: “Attenti all’orso”. Questo è il loro regno bianco, verde e nero. I plantigradi lo abitano da sempre, ma ora più che mai il loro habitat è in pericolo. Per contrabbando e avidità, per reati ambientali che le autorità non riescono ad arginare, per le conseguenze geopolitiche ed energetiche della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, gli orsi sono in pericolo.

È tutto bianco, eppure non abbastanza. Il gelo è sempre minore, di anno in anno, e non permette agli orsi di andare in ibernazione, racconta Paola, una delle volontarie che si occupano delle decine di orsi salvati che oggi scorrazzano tra i tronchi di Libearty, il santuario battezzato con una parola nata dalla crasi delle parole orso e libertà (in lingua inglese).
È tra questi villaggi, a Zarnesti, Transilvania, che la filantropa Cristina Lapis ha deciso di fondare una riserva che accoglie orsi ciechi, abusati, torturati dall’uomo; un’oasi animale che li tutela dall’inferno circostante. I plantigradi di cui si occupano decine di volontari sono oltre un centinaio ma non si scorgono facilmente negli ottanta ettari di macchia verde in cui hanno ritrovato la libertà dopo le torture. Alcuni erano in bella vista nelle gabbie all’entrata dei ristoranti o portati al guinzaglio da proprietari crudeli: accecati per essere innocui, drogati per essere mansueti e rimanere in posa in foto, picchiati quotidianamente per ballare nei circhi, gli orsi abusati dall’uomo, che Paola e le altre hanno accolto qui, sono stati dichiarati incapaci di tornare a vivere in natura in maniera indipendente. Proprio come in Siberia e in Alaska, anche in Romania gli orsi non vanno in letargo quando dovrebbero e continuano a cercare cibo nei centri abitati provocando panico, rabbia e rassegnazione. Qui a Libearty aspettano JJ4, l’orsa finita “sotto processo” in Trentino di cui molti chiedono l’abbattimento; i rumeni che si sono fatti avanti e aspettano la decisione dei togati italiani sono sostenuti anche dall’Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animali. In uno dei punti più alti della riserva, senza fermarsi mai, una piccola orsa gira intorno al tronco, sempre lo stesso. (…)

 

Ph. Un orso ospitato nella riserva Libearty.

 

Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 58 (aprile – giugno 2024), acquistabile qui in formato cartaceo e in digitale.

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