Giappone. Il fotoreportage | di Noriko Hayashi

Sono i più vecchi vivono più a lungo e fanno pochi figli

 

La situazione demografica in Giappone è drammatica. Gli uomini raggiungono, in media, gli 81,5 anni di età, le donne gli 85,6. Non solo: il Paese ha uno dei tassi di natalità più bassi al mondo e un’immigrazione tra le più basse dei Paesi industrializzati. Nei prossimi vent’anni saranno necessarie decine di migliaia di immigrati per i posti di lavoro essenziali

 

Il Giappone sta affrontando una sfida demografica unica. Non solo per il fatto di avere, insieme ad altri Paesi sviluppati, uno dei tassi di natalità più bassi al mondo ma anche perché, per ragioni che continuano a essere studiate dai ricercatori, i giapponesi vivono più a lungo di qualsiasi altra popolazione del pianeta, ad eccezione del piccolo Principato di Monaco. La combinazione di questi due fattori determina di per sé un invecchiamento medio della popolazione a 87,6 anni per le donne e 81,5 per gli uomini. Il dilemma demografico del Giappone sta diventando sempre più problematico anche considerando che qui si ha uno dei tassi di immigrazione più bassi tra quelli dei Paesi industrializzati. Solo il 2,3 per cento dei 125 milioni di abitanti del Giappone sono stranieri regolarmente residenti e il governo stima che nei prossimi due decenni saranno necessarie centinaia di migliaia di immigrati per occupare posti di lavoro essenziali, molti dei quali nel settore dell’assistenza. Il tema dell’invecchiamento, e di ciò che significherà per il futuro del Giappone, è all’ordine del giorno e sta influenzando ogni aspetto della vita giapponese, dalla politica sociale allo sviluppo economico, dalla pianificazione urbana all’innovazione tecnologica.

Ancora una volta, dopo il primato del Giappone nell’innovazione e nel dinamismo dell’economia negli anni ‘80, il Paese si trova ora in prima linea in una nuova era, in cui la “gerontificazione” sta costringendo a ripensare completamente la gestione della società. Una delle sfide principali è come permettere agli anziani di godersi gli ultimi anni di vita nel modo più confortevole e indipendente possibile. A questo proposito, nel 2020 il ministero della Salute ha lanciato otto “laboratori viventi” – ambienti
reali in cui possono essere testati robot dedicati all’assistenza e alla cura.
La promozione della tecnologia nell’assistenza agli anziani ha senso dal punto di vista fiscale. Le disposizioni giapponesi in materia di assistenza a lungo termine sono tra le più generose al mondo, con una copertura del 70-100 per cento dei costi da parte dell’assicurazione sanitaria. In generale, i giapponesi pagano in tasse e premi molto meno del costo della loro assistenza. Negli ultimi due decenni c’è stato uno sforzo concertato per consentire alle persone di vivere – e morire – a casa piuttosto che rimanere in ospedale. La robotica è solo una delle tante idee in fase di sperimentazione.
Mentre si studia un innalzamento dell’età pensionabile, che attualmente è di 65 anni, la percentuale di over 65 continua a crescere e si prevede che raggiungerà il 38 per cento entro il 2050. In assenza di una soluzione immediata, si cercano approcci innovativi all’assistenza agli anziani e nuove soluzioni tecnologiche per mantenerli in salute e attivi più a lungo. Il declino demografico del Giappone è evidente ovunque, ma soprattutto nelle piccole città e nelle campagne. Più della metà dei comuni sono ora classificati come “spopolati”, il che significa che la loro popolazione è diminuita del 30 per cento, o più, dal 1980. (N.H.)

 

Ph. Fumie Takino, 90 anni, posa con altre quattro anziane colleghe cheerleader del gruppo “Pom Pom Japan” da lei stessa fondato.

 

Il portfolio è pubblicato su Reportage numero 58 (aprile-giugno 2024), acquistabile qui in formato cartaceo e in digitale.

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