Sotto il sole feroce della Dancalia le piane del sale del Corno d’Africa | Testo e foto di Andrea Marchegiani

Ad Ahmed Ela (Etiopia) quasi non si respira per il caldo, ma i minatori lavorano dall’alba al tramonto, quando poi le zolle di salgemma vengono caricate sui dromedari e trasportate al villaggio per raggiungere infine i mercati di tutto il Paese. Molto tempo fa la regione era occupata dal Mar Rosso. Al lavoro anche una donna.

 

LA PRIMA VOLTA CHE SENTO PARLARE della Dancalia mi trovo in Botswana durante un viaggio in tenda che mi sono regalato per il mio quarantesimo compleanno. Spersi nella savana del Chobe national park, seduti di notte intorno al fuoco, io e i miei compagni di viaggio ci raccontiamo le nostre esperienze. “La Dancalia è il posto più bello e terrificante che abbia mai visto”, dice Amelia, una signora sulla sessantina che ha girato mezzo mondo. Non ne ho mai sentito parlare, il che mi provoca un certo imbarazzo. “Si trova al confine tra Etiopia e Eritrea. È un luogo infernale, il più inospitale del mondo. La temperatura raggiunge i sessanta gradi e spesso si rischia di svenire, ma è un posto unico. Là ho visto delle cose che non si trovano in nessun altro Paese: ci sono deserti di sale, specchi d’acqua velenosi che riflettono tramonti incredibili e vulcani con crateri in cui la lava ribolle a cielo aperto. Per non parlare del Dallol, con i suoi geyser acidi e le concrezioni saline dai mille colori. Tra l’altro è qui che è nata tutta l’umanità: i resti di Lucy, il più antico ominide con andatura eretta, sono stati rinvenuti proprio in Dancalia, nella regione Afar. Risalgono a circa tre milioni di anni fa.” Il racconto di Amelia è così carico di suggestioni da far brillare gli occhi nel buio. Decido immediatamente. Ci vado.

Al mio ritorno dal Botswana, il caso vuole che un mio amico stia dirigendosi proprio là. C’è una tregua nella guerra civile, che imperversa da anni tra le 84 tribù dell’Etiopia, che sta riaprendo al turismo. Viaggeremo con le scorte armate e ci porteremo parte dei viveri da Roma. Dormiremo in tenda al ciglio delle strade, perché non ci sono strutture ricettive nel deserto. E siamo ad aprile, quindi le temperature raggiungeranno i 50 gradi. Le notti saranno altrettanto calde, con una media di 35 gradi o giù di lì. Noncurante delle avvertenze, compro il biglietto aereo e mi unisco alla spedizione. Qualcosa mi dice che devo visitare questo posto o lo rimpiangerò per sempre. (…)

andreamarchegiani.it

 

Ph. Al termine della giornata lavorativa, i dromedari tornano al villaggio portando il loro carico di sale.

 

Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 53 (gennaio-marzo 2023), acquistabile in libreria e direttamente sul nostro sito, in versione cartacea e digitale.

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