La crisi l’ha segnata ma Detroit è tornata una grande metropoli | Testo e foto di Mauro Guglieminotti

Nel 2013 l’ex capitale dell’auto è stata la prima città degli Stati Uniti a dichiarare ufficialmente bancarotta. Il debito era di oltre 18 miliardi di dollari, il tasso di disoccupazione del 20 per cento. Oggi ha diversificato e ripreso vitalità con gli investimenti immobiliari, l’industria discografica, i musei, l’economia green.

 

“Detroit è una città fantasma”. Così iniziavano tutti gli articoli scritti negli anni Ottanta e Novanta che riguardavano la città americana. Interi quartieri della città potevano essere presi in prestito (e lo sono stati davvero) come set a basso costo per film da cronache del dopobomba, molti abitanti delle cittadine limitrofe nemmeno si azzardavano a visitare downtown. La città era considerata una delle più violente degli Stati Uniti, il centro urbano una sorta di terra di nessuno, invisitabile e sicuramente invivibile. A chi vi si recava per lavoro veniva fortemente sconsigliato di lasciare gli alberghi per avventurarsi in città: “Volete andare in quel jazz club? Per carità, non è un luogo per voi” o “ Se proprio qualcuno vuole visitare il centro non si allontani dall’auto, noi vi accompagniamo. Ma restiamo nei pressi con il motore acceso”. All’esterno, fuori dai confini malfamati, passava l’unica immagine di una città in abbandono, simbolo della decadenza industriale, ricordo ormai archeologico del mondo dell’automobile. Migliaia di case e edifici industriali svuotati, le strade deserte; intellettuali e sociologi ne hanno discusso evocando termini come l’estetica delle case abbandonate, la pornografia delle rovine e l’ossessione della decadenza. Negli anni Novanta la disoccupazione era salita ai massimi livelli mai registrati e la città sembrava davvero avviata a un destino definitivo, senza appello. Ma la realtà è sempre molto più complessa di ciò che appare, le città sono organismi vivi, in continua e ostinata evoluzione. (…)

 

Ph. Serata al Baker’s di Livernois street, noto club jazz, che fu aperto nel maggio del 1934

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Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 50 (aprile-giugno 2022), acquistabile in libreria e direttamente sul nostro sito, in versione cartacea e digitale.

 

 

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