Intervista a Stefano Gallerani. Un autore un libro | di Maria Camilla Brunetti

Un autore un libro. A Buenos Aires con Borges (Giulio Perrone Editore)

Intervista a Stefano Gallerani | di Maria Camilla Brunetti 

 

 

Quando e dove nasce l’idea di un libro su Buenos Aires seguendo le parole di Borges?

Non so esattamente quando e dove nasca l’idea del libro… Intendo l’idea intima, recondita… Cosa ben di- versa è l’indispensabile pretesto che mi ha messo nelle condizioni di scriverlo, questo libro che covavo, forse, inconsciamente da tempo. Di certo la chiave di accesso a entrambi i mondi – perché di questo si tratta, sia nel caso di Buenos Aires che di Borges, ovvero di due mondi sterminati – è stata l’intenzione di mettere alla prova di resistenza del tempo e dello spazio (ovvero, attraverso un viaggio) tanto l’immagine che di Buenos Aires conservavo dalla lettura borgesiana che quella dello stesso Borges, nel tentativo di sottrarre entrambi, almeno a uno sguardo parziale e soggettivo come può solo essere quello di uno scrittore, alla cristallizzazione di un luogo – fisico e mentale – comune, ovvero acriticamente condiviso.

Le strade, la casa, le case, le cose – come scrivi nel libro – sono i versi che aprono il quattordicesimo capitolo di Jorge Louis Borges: Immagini e immaginazione di Domenico Porzio. Da quali strade e case e cose ha inizio il tuo viaggio in questa Buenos Aires, letteraria e immaginifica, personale e visionaria?

Fisicamente, il viaggio a Buenos Aires ha inizio dalla mia, di casa, dove la presenza immateriale di Borges è sempre stato ben più che un arredo libresco, e poi da alcune foto dell’ultima abitazione di Borges: un appartamento borghese in cui campeggiano molti meno libri di quanti non ci si aspetterebbe di trovare tra le mura domestiche di un divoratore di pagine scritte. Ma Borges è questo, cioè l’incallito bibliofilo, almeno quanto è un esploratore avventuroso e coraggioso di universi reali e paralleli: il cantore di gesta eroiche e l’eterno bambino innamorato dei racconti orali di coltelli e gauchos. Ecco perché la strada che vorrei conservare, tra le tante del viaggio argentino, è quella che mi ha portato sulle sponde del Tigre, a poche decine di chilometri da Buenos Aires, dove l’immaginazione borgesiana attinge tanto del suo elemento fantastico e surreale. (…)

 

 

foto di Chiara Pasqualini

 

L’intervista completa è pubblicata su Reportage n. 40 acquistabile qui in cartaceo e in versione digitale

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