Continua il rientro in Germania dei sassoni della Transilvania | fotoreportage di Davide Bertuccio

“Questa è casa mia, ma è lì, a Richiș, che mi sento a casa”. Questa è sicuramente la frase che più di tutte riassume la situazione che stanno vivendo i sassoni di Transilvania. A parlare è Susanna, sassone di origini romene, che adesso vive a Nordheim, oltre le sponde del fiume Neckar, ultimo baluardo da superare per arrivare nella loro casa in Germania. I sassoni sono una comunità di origini tedesche che dall’XI secolo, insieme a ungheresi e romeni, abitano il cuore verde della Romania, dal quale adesso si sta verificando una vera e propria migrazione, che segna il disfacimento di secoli di storia.
I sassoni stanno scomparendo e con essi la loro cultura, la loro lingua e le loro tradizioni. Dopo la Seconda guerra mondiale e il governo comunista di Ceaușescu, la popolazione di questa comunità fu costretta ad abbandonare le proprie case per perseguire il sogno altrui di una Romania etnicamente omogenea. Richiș è uno dei pochi villaggi ancora non del tutto trasformati dal turismo, che ha devastato l’autenticità di queste terre, dove lo scorrere del tempo sembra essersi fermato, dove per le strade passeggiano mucche e pecore di ritorno dal pascolo quotidiano e dove la vita scorre lentamente. È a Richiș che attualmente vivono le ultime generazioni di sassoni di Transilvania, nati e cresciuti in quelle terre. Ed è a Richiș che il viaggio della famiglia Riemesh-Wachsmann è iniziato. Un viaggio lungo che li ha portati a superare tanti confini, per ritornare infine nel cuore della Germania, dove i sassoni hanno avuto origine. Un viaggio che comunque non ha scalfito le loro radici profonde e il loro affetto per quel mondo diverso da quello nel quale si sono trovati catapultati. Quello di Nordheim è, infatti, un mondo nuovo, frenetico, fatto di successi e soldi da conquistare, fatto di una vita inconsueta, dove il lento scorrere del tempo rimane solo un ricordo romeno.

Adesso le nuove generazioni sassoni, nate in Germania, tornano in Romania a trovare i nonni durante le vacanze estive e disconoscono la loro lingua, le loro reali origini, le loro tradizioni. Sono il futuro, che forse non ci sarà, dei sassoni di Transilvania e nessuno di loro ha intenzione di tornare indietro. “Across the river’s flow” vuole essere un lavoro di riflessione sulla scomparsa delle minoranze etniche nel mondo, sopraffatte dagli incalzanti ritmi della vita moderna e dalla continua fame di globalizzazione. I sassoni sono solo un esempio di come l’autenticità viene sacrificata per far spazio ad una quotidiana normalità fittizia, di come intere etnie, popolazioni, sono costrette a cedere a forze esterne, quali il razzismo, che nell’ultimo secolo ha dimostrato di essere un’inspiegabile forma d’odio che ha smosso gli equilibri della storia di molte di queste comunità.

“So soltanto che quando sono con i miei coetanei, io ho delle storie familiari magnifiche da raccontare, differenti dalle loro. Storie di una vita trascorsa nei campi e a contatto con la natura. Una vita diversa da quella che sto vivendo”, dice Johanna, una ragazzina sassone di 15 anni, nata e cresciuta in Germania. (d.b.)

 

 

ph. Johanna, con l’abito tradizionale, mentre si reca alla messa sassone, che si tiene l’ultimo giorno dei raduni sassoni in Romania.

 

Il reportage fotografico completo è pubblicato su Reportage n. 40 acquistabile qui in cartaceo e in versione digitale

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