L’uomo di Pantelleria che García Márquez inserì in un racconto – di Angelo Mastrandrea foto di Piero Papa

Pantelleria è un’isola vulcanica, in alcuni tratti lunare, ventosa, un avamposto d’Europa al centro del Mediterraneo. È qui che Paolo Ponzo mi si presenta con un libro sotto il braccio. Si tratta della prima edizione italiana, edita da Mondadori, dei Dodici racconti raminghi di Gabriel Garcia Marquez. Paolo ha una simpatica andatura ciondolante e un paio di baffi che farebbero invidia al grande scrittore colombiano. Più tardi scoprirò che ama parlare come pochi altri, ma al momento debutta con un’affermazione secca, condita da un sorriso sornione, dicendomi quello che le mie orecchie si aspettavano di ascoltare: “Oreste sono io”.

Oreste è un personaggio chiave de L’estate felice della signora Forbes, uno di quei dodici racconti. Si tratta di un pescatore ventenne, di bell’aspetto, una sorta di rovescio di Santiago, il protagonista de Il vecchio e il mare di Hemingway, che aveva il viso raggrinzito dalle rughe ed erano ottantaquattro giorni che non prendeva un pesce. All’inizio del racconto, Oreste ha appena pescato una murena, che farà tro- vare inchiodata alla porta della casa dove il piccolo Garcia Marquez trascorre le vacanze estive con i genitori nell’isola del Mediterraneo.

È il luglio del 1969. Lo scrittore colombiano ha appena pubblicato Cent’anni di solitudine ed è arrivato a Pantelleria con moglie, figli, un domestico “che non sapeva nuotare e un giorno rischiò di annegare” e l’uomo che ha tradotto il suo capolavoro in italiano, Enrico Cicogna. Ponzo lo conosce da quando ha cominciato a frequentare l’isola e suo padre lo ha aiutato a cercare la casa davanti al mare, che poi avrebbe acquistato. Il giovane pescatore è abituato ad accogliere ospiti illustri, spesso accompagnati da familiari. Ha già conosciuto una cugina dell’attrice francese Annie Girardot e il cantante Bruno Lauzi con la moglie, per questo non rimane particolarmente colpito quando gli viene annunciato l’arrivo di Gabriel Garcia Marquez, scrittore d’oltreoceano che non conosce e del quale non ha mai letto nulla.

Non si sarebbe accorto neppure di quel racconto, scritto quasi un decennio dopo, se un amico non gli avesse regalato l’edizione italiana appena pubblicata del libro, dicendogli: “Credo che Oreste sia tu”. (…)

 

 

L’articolo completo è pubblicato su Reportage n°34, acquistabile qui in cartaceo e in versione digitale.

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