I nativi dell’Amazzonia ogni giorno in armi per la sopravvivenza | Testo e foto di Jacopo La Forgia

Gli ashàninka sono il gruppo indigeno più numeroso del bacino di Pichis-Palcazù-Pachitea, che è continuamente preso d’assalto: terrorismo, deforestazione, narcotraffico, miniere illegali. Si stima che dagli anni Ottanta a oggi circa 15mila di loro siano stati costretti ad abbandonare le terre e che altri ottomila siano morti.

 

Era uno degli ultimi giorni che trascorrevo a Lima, occupavo il tempo riordinando il materiale fotografico raccolto, o passeggiando per il quartiere di Barranco. Intorno alle due del pomeriggio mi è arrivato un messaggio di Diego, il collega e amico che, un mese prima, mi aveva messo in contatto con le comunità Ashàninka della regione amazzonica di Huànuco. Mi scriveva che, nella notte precedente, tre nativi di Santa Teresa erano stati uccisi: Nusat Parisada Benavides (42 anni), suo marito Berti Antaihua Quispe (stessa età) e Gemerson Pizango Narvaes (46 anni). Non li conoscevo, ma conoscevo Santa Teresa, che si trova a meno di due ore di macchina da Paucarcito, la comunità che avevo frequentato (e fotografato) un mese prima.

Sono entrato da Juanito, il bar più vecchio di Barranco, ho ordinato una birra, mi sono seduto e ho lasciato che il senso di colpa mi venisse a trovare. Ha le sembianze di Francisco Pizarro Gonzàlez come lo si vede dipinto nei quadri del ’500: volto allungato, naso dritto, occhi ampi e spaventosi, gorgiera bianca su giustacuore nero. Il senso di colpa si siede e ovviamente non dice nulla, mi guarda soltanto ed è insieme assurdo e profondamente inquietante, come solo Pizarro in un bar con muri tappezzati di quadri e caricature di personaggi famosi può sembrare. (…)

 

Ph. Alcuni membri della Seguridad indigena amazzonica pronti per iniziare il pattugliamento del loro territorio.

 

Il reportage completo è pubblicato su Reportage numero 52 (ottobre-diceembre 2022), acquistabile in libreria e direttamente sul nostro sito, in versione cartacea e digitale.

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