C’è un piccolo paese della Grecia che vive soltanto con lo zafferano | Testo e foto di Simone Perolari

La cosiddetta spezia d’oro è l’unica risorsa di sostentamento dei cinquemila abitanti di Krokos. La raccolta dei fiori è possibile per un breve periodo dell’anno, poi ci sono la separazione dei petali e l’essiccazione dei pistilli che si fanno di notte: ogni famiglia oscura le finestre per impedire agli altri di conoscere la quantità prodotta.

 

Krokos è un paese di cinquemila abitanti nel nord della Grecia, vicino al confine con la Macedonia. Da Atene lo si raggiunge in sei ore di automobile, imboccando dapprima l’autostrada direzione Kozani-Larissa e poi addentrandosi in un dedalo di stradine di montagna. A un certo punto si passa un lunghissimo ponte, dopodiché c’è un lago. È il lago Polyfyto, oltre il quale compare Krokos, che come località geografica non avrebbe alcuna importanza se non fosse la “capitale” dello zafferano. Krokos è circondata da immense distese di campi color viola, il colore dei fiori dello zafferano, la più preziosa e costosa di tutte le spezie, conosciuta anche come la spezia d’oro, la cui produzione è per Krokos ciò che una volta era la Fiat per Torino, una monocultura che ha coinvolto intere generazioni.

Il 70 per cento degli abitanti del paesino, infatti, lavora nel settore dello zafferano. E lo stesso i loro padri, i loro nonni, i bisnonni, gli avi più lontani. Non è un caso che il nome del paese sia l’equivalente greco del latino “crocus”, ovvero la pianta dello zafferano. È in Grecia che ha origine ed è in Grecia che è stato coltivato per la prima volta, oltre quattromila fa. A Krokos arrivo proprio nel momento della raccolta, un lavoro molto laborioso e delicato, cosa che spiega in larga misura il prezzo di mercato di questa spezia. Decido di trascorrere qui due giorni e mi sento un privilegiato nel poter assistere alle ultime fasi del lavoro: la raccolta dei fiori di zafferano è possibile soltanto per un brevissimo periodo all’anno (tutte le piante fioriscono in una, massimo due settimane, fra ottobre e novembre) e va fatto tutto in fretta e a mano, cogliendoli uno ad uno, delicatamente, poiché se il fiore – sbocciato all’alba – non viene raccolto nella giornata marcisce e va sprecato. Durante la raccolta, che richiede una quantità incredibile di manodopera (la maggior parte femminile) per il poco tempo che si ha a disposizione, alle famiglie locali si uniscono i lavoratori stagionali, donne e uomini della regione e provenienti dall’Albania, i quali vengono pagati una cinquantina di euro per un’intera giornata, una cifra comunque importante per loro.  (…)

 

Ph. Un gruppo di persone, perlopiù donne, impegnate nella raccolta dei fiori dello zafferano.

 

Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 46, acquistabile in libreria e qui in versione cartacea e digitale.

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