Corviale, uno su mille ce la fa e passa dal ghetto al mondo trap | testo e foto di Marco Sconocchia

La storia di Luca, che vive nel “serpentone” romano, ma che è riuscito a sfondare nella musica. Dopo anni di emarginazione, oggi lavora con Achille Lauro. Non tutte le vicende sono a lieto fine: il senso di alienazione e la mancanza di alternative porta molti giovani a perdersi e spacciare…

 

“Con questa robba spero di uscire dal blocco fratè, spero finalmente di farcela’’. Luca ha 17 anni, è magro, ha una voce roca e particolare e diversi tatuaggi sparsi, sacri, profani e una paraculissima pistola mitragliatrice uzi, il tutto decisamente instagrammabile.
Mi dice di voler fare il trapper, a Corviale.

“Comme te pare qua? A Torino nun ce l’avete Corviale ve?’’
No Luca, Corviale è solo qui a Roma.

Corviale, chiamato anche il chilometro, tuttavia fa parte di molti complessi abitativi popolari costruiti negli anni Settanta, un monumento di un’Utopia naufragata, implosa, ferita. Situato nella periferia sud-ovest di Roma, questo palazzo gigantesco accoglie circa settemila abitanti, la maggior parte dei quali locati nel lungo serpentone a nove piani che si estende per circa un chilometro su quella che una volta era una collina dove pascolare il bestiame: nelle intenzioni dei progettisti doveva divenire una grande unità residenziale, un progetto futuristico, una comunità modello autogestita dagli inquilini.

Teatri, aule didatte, aree di interazione, sevizi interni, una specie di Acropoli moderna negli anni d’oro dei palazzina romani, l’ennesima idea eroica partorita da chi in periferia non ha mai vissuto. Non a caso la realtà dei palazzoni popolari non ha quasi mai rispecchiato le previsioni a tavolino dei movimenti di riforma nei Paesi democratici. Ogni esperimento sociale inizia come un’idea astratta, spesso in un’atmo- sfera di violento dibattito teorico. Ma, dopo un periodo di sperimentazione, in genere ciò che accade è che o l’esperimento muore e viene riconosciuto come un fallimento, o prende piede ed è accettato come parte integrante dello schema ordinario delle cose.

Io e Luca camminiamo nella penombra dei ballatoi e ci dirigiamo verso la “bisca”, il bar di ritrovo dei ragazzi del quartiere. (…)

 

 

Ph. Luca che si fa un selfie insieme a un amico.

 

Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 41, acquistabile in versione cartacea e in digitale.

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