Ecco come morì Gerda Taro fotografa di guerra | testo e foto di Raúl Moreno

L’uomo che, involontariamente, schiacciò la donna con il suo carro armato si chiamava Aníbal González. A raccontare questa triste vicenda, avvenuta nel ’37 nei pressi di Albacete, è la figlia di Fernando Plaza, anch’egli carrista delle Brigate internazionali durante il conflitto in Spagna e testimone dell’incidente.

 

 

L’esercito repubblicano stava battendo in ritirata, tutti fuggivano dall’assedio delle truppe nazionali franchiste e dai bombardamenti della Legione Condor. Tra polvere e fumo; urla, paura, rabbia e dolore. Brunete era la cosa più vicina all’inferno quel caldo pomeriggio del 25 luglio 1937. Fernando Plaza, un giovane miliziano che era in un carro armato che copriva la ritirata, vide dalla botola come accadde tutto. Gerda Taro, la fotografa, era caduta dal poggiapiedi della jeep del generale Walter, su cui stava fuggendo da quel posto. Fernando la vide barcollare e rotolare giù dal ciglio della strada per cercare poi protezione ai piedi di una scarpata. Improvvisamente, un carro armato russo T-26 dell’esercito repubblicano, guidato dal suo amico e connazionale Aníbal González e proveniente dalla campagna aperta, raggiunse la strada, passando con i suoi cingoli sulla scarpata dove si trovava Gerda Taro. Fernando fece segno ad Aníbal, tentando un inutile avvertimento: la donna aveva il ventre schiacciato dal ferro pesante. Non morì immediatamente. Mentre chiedeva della sua macchina fotografica, Gerda fu condotta all’ospedale di El Escorial, dove morì il giorno successivo, poco prima del suo ventisettesimo compleanno. (…)

 

 

ph. La mano sinistra di Anastasia Tskos con l’unica foto che conserva dei genitori.

 

Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 41, acquistabile in versione cartacea e in digitale.

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