La Dubai della steppa non arricchisce gli abitanti della città | fotoreportage di Filippo Venturi

Il 6 luglio 2018, detto Capital Day, il Kazakistan ha festeggiato il 20° anniversario della capitale, Astana.
In precedenza era Almaty a godere di questo ruolo ma, nel 1997, il presidente Nursultan Nazarbayev decise una nuova capitale, che fosse in una posizione più centrale, lontana da zone altamente sismiche e progettata a tavolino per trasformare quella che era una città di provincia (Akmola, rinominata Astana nel 1998) in una delle metropoli più moderne al mondo. Il progetto, che dovrebbe completarsi nel 2030, prevede un’area complessiva di 710 chilometri quadrati.

Dietro il sogno di Astana c’è, appunto, Nazarbayev, che è stato alla guida del Paese per quasi un trentennio e che, nelle ultime elezioni del 2015, ottennne l’ennesima conferma con oltre il 97 per cento dei voti. Il 19 marzo 2019, tuttavia, Nazarbayev (78 anni) ha dato le dimissioni, conservando però ruoli che gli consentono di mantenere il controllo del Kazakistan, come essere a capo del Consiglio di sicurezza, incarico che può ricoprire a vita grazie ad una legge approvata nel 2018, ed essere alla guida del partito Nur Otan. Astana è una città in costruzione ma già oggi sfoggia uno skyline futuristico a cui hanno contribuito “archistar” internazionali come il giapponese Kisho Kurokawa (che ha progettato il masterplan della città), l’inglese Norman Foster e l’italiano Manfredi Nicoletti. La Dubai della steppa — come viene chiamata — non mostra più alcuna traccia delle vecchie atmosfere sovietiche, ma rappresenta una città avveniristica, un desiderio di futuro e ricchezza, un’utopia di vetro e di riflessi che esibisce l’ambizione di un paese intero di ottenere il riconoscimento internazionale dal punto di vista politico e strategico, al centro dell’Eurasia e lungo la nuova Via della Seta.

La sua popolazione sfiora oggi il milione di persone ma, nelle previsioni del progetto, avrebbe dovuto raggiungere questa dimensione già nel 2012. Malauguratamente alla vertiginosa crescita architettonica e all’aumento del costo della vita non sta corrispondendo un altrettanto rapido aumento della ricchezza della popolazione; la maggior parte degli abitanti è costretta a vivere nella periferia della città. Il risultato visivo è quello di una città futuristica e mastodontica, ma vuota, dove architetture e volumi emergono e sovrastano la presenza dei pochi abitanti. Nel marzo scorso, il parlamento kazako ha approvato una proposta di legge per cambiare il nome di Astana in Nursultan, in onore di Nazarbayev. (f.v.)

 

 

ph. Astana, la folla assiste ai festeggiamenti per il 20° Capital day.

 

Il fotoreportage completo è pubblicato su Reportage n. 39 acquistabile qui in cartaceo e in versione digitale

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