E i giovani albanesi scoprono la memoria e il divertimento | testo e foto di Ilaria Romano

Porto di Brindisi, dieci di sera. Con me, in attesa di salire sulla nave per l’Albania, numerose coppie anziane, giovani uomini, pochissime donne sole. Gita, 63 anni, aspetta seduta in un angolo che il marito chieda informazioni al banco della compagnia di navigazione. Sono venuti in Italia a trovare i tre figli che vivono rispettivamente a Milano, Como e Rimini. Lui ha problemi di salute, respira grazie a una bombola d’ossigeno che si trascina dietro in una borsa. L’Albania che ci si immagina dal porto di Brindisi, prima di prendere il mare, è nei volti di queste persone, nelle loro valigie consunte, riempite a pressione e chiuse a fatica, nelle attese pazienti e composte all’imbarco, nonostante l’età e il vento. Il grande esodo degli albanesi verso le coste pugliesi risale a quasi trent’anni fa, le seconde generazioni di quegli emigrati, che hanno deciso di restare nella Penisola, sono ormai italiani a tutti gli effetti, mentre la migrazione continua a mantenere numeri altissimi (su tre milioni di residenti albanesi un milione vive all’estero, principalmente in Italia e Grecia). I viaggiatori che oggi prendono il traghetto sono spesso i loro genitori, che – dopo la pensione – hanno scelto di tornare a casa e quando possono, attraversano l’Adriatico, per ritrovare i figli. (…)

 

 

ph. La scritta “I Love Tirana” nel parco Rinia, vista dal Boulevard Dëshmorët e Kombit, viale dei Martiri della nazione, uno dei principali viali della città

 

L’articolo completo è pubblicato su Reportage n. 39 acquistabile qui in cartaceo e in versione digitale

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