Alla scoperta della Corea del Nord guardati a vista dal Supremo Leader – testo e foto di Filippo Venturi

È un pomeriggio di marzo quando ricevo la notizia che le autorità nord-coreane hanno approvato il progetto che intendo realizzare nel loro Paese. Ho dovuto preparare una relazione minuziosa, che è stata da loro letta, vagliata e giudicata.

A fotografi e giornalisti non è consentito entrare in Corea del Nord col visto turistico (c’è chi l’ha fatto, rischiando, ma s’è dovuto accontentate di tour predefiniti), per questo ho cercato per mesi un contatto che mi aiutasse nei rapporti con le autorità per ottenere l’agognato visto da giornalista, garantendo per me. Le tensioni fra Usa e Corea del Nord sono aumentate con la presidenza di Trump che, dopo ogni test missilistico coreano, usa sempre più spesso l’espressione “ogni opzione è sul tavolo”, accarezzando quasi con piacere anche il termine “guerra”.

È a questo punto che il mio contatto inizia a recitarmi, per telefono e email, quasi quotidianamente, il mantra delle regole che dovrò rispettare per poter svolgere il mio lavoro e soprattutto per tornare a casa. Io e una collega giornalista saremo aiutati (scortati) da quattro guide (controllori): un autista, un fotografo incaricato di controllarmi, censurarmi e persino di fotografarmi per documentare ai suoi superiori le mie attività e due guide turistiche. (…)

 

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