Solvay, la spiaggia bianca che “nasconde” la fabbrica – di Giancarlo Liviano D’Arcangelo, foto di Fabrizio Intonti

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IL BIANCO È PUREZZA. Il bianco è incandescenza purificante. Il bianco è candore. Il bianco è lo zenith dello spettro elettromagnetico, e tutti i colori del mondo convogliano nella sua luminescenza. Sul bianco, è possibile iscrivere una nuova realtà, quella che ciascuno desidera per sé da esibire agli altri. Del resto, ormai è accaduto. La realtà oggettiva non esiste più, nel senso che il reale ha perso il suo principio di realtà, e con esso è svanito il suo immaginario condiviso. Lo aveva capito bene Walter Benjamin: nulla in un mondo riproducibile all’infinito sarebbe stato mai più uguale a prima. Ciò che resta è un mondo personale che rinasce istante dopo istante, che sfugge a ogni determinazione, un mondo potenziale per ogni abitante del pianeta dotato di un apparato di riproduzione. La realtà integrale, quella che procede per accumulazione indeterminata, è questa. Sulle spiagge bianche che più bianco non si può di Rosignano Solvay, a pochi chilometri a sud di Livorno, mar Tirreno, questa nuova metafisica trascendente nell’uomo del terzo millennio sembra essere condivisa come fu la fede in Dio a Clermont-Ferrand, nel 1095, il giorno che papa Urbano II diede il via alla Prima Crociata. (…)

 

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