Storia del piccolo Taimur sopravvissuto al genocidio – testo e foto di Linda Dorigo

Taimur era soltanto un bambino quando è stato catturato insieme alla madre e alle tre sorelle e portato a morire nelle fosse comuni nel deserto, a sud ovest di Baghdad. Vittima della campagna di genocidio Al-Anfal condotta dalle truppe di Saddam Hussein tra il 1986 e il 1989, Taimur è sopravvissuto alle ferite e la disidratazione, nel deserto ha trovato la sua salvezza. Anfal è l’ottava sura del Corano, composta da 75 versi che raccontano il trionfo di 313 seguaci della nuova fede musulmana su 900 pagani nella battaglia di Badr nel 624 dC, questi versi descrivono le maniere forti con cui è necessario trattare il nemico. Tra febbraio e settembre 1988, ultimi anni della guerra contro l’Iran, il regime Ba’ath battezzò Anfal la sua campagna contro il popolo curdo e le popolazioni non arabe nel nord dell’Iraq. In mancanza di osservatori internazionali nella regione, l’aviazione di Saddam Hussein bombardò con armi chimiche diverse città e villaggi curdi: ad Halabja oltre 5mila persone morirono in poche ore, migliaia furono gravemente ferite e ancora oggi si registrano casi di malattie legate agli agenti chimici dispersi nell’aria. Il partito Ba’ath ha sostenuto un processo di arabizzazione delle regioni meridionali del Kurdistan attraverso la deportazione delle famiglie e l’insediamento di popolazione araba in aree a maggioranza curda, la confisca di case e di proprietà e la distruzione di oltre 4.500 villaggi. (…)

 

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Un ritratto
 di Taimur Ahmad
a Rizgari. Aveva dodici anni
 nel 1988 quando Saddam Hussein fece scattare
la campagna
 di Anfal contro i curdi nella regione 
di Garmian.
 Fu l’unico superstite.

Dorigo

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