La musica è in ogni caso un atto politico – di Francesco Forlani foto di Philippe Schlienger

romano piccola

 

Sono passati esattamente vent’anni dalla creazione di uno dei dischi di maggiore successo di Aldo Romano, ovvero Carnet de routes. Insieme a Louis Sclavis (clarinetto, sax) e Henri Texier (contrabbasso) accetta nei primi anni Novanta l’invito di uno dei maggiori fotografi jazz, Guy Le Querrec, a girare sei paesi africani con il trio. Della tournée in Ciad, Camerun, Gabon, Congo, Mozambico, Guinea equatoriale, realizza poi il magnifico fotoreportage allegato al disco uscito nel ‘95. All’inizio dell’anno Aldo Romano (classe 1941) ha dato alle stampe il proprio memoir, “Ne joue pas fort, joue loin” (non suonare con forza, suona perché vada lontano), uscito per le Éditions des Équateurs.  Il 4 marzo ha riunito il trio dei carnets per presentarlo in occasione di un concerto al New Morning, a Parigi. Il nostro viaggio comincia proprio da questa storica sala inaugurata nel 1981 con un concerto di Art Blakey e iscritta d’ufficio in
quell’arcipelago di nomi, leggende, storie che in mezzo secolo di jazz parigino ha accolto dagli Stati Uniti o fatto nascere tutte le nuove tendenze dal be-bop al free; Le Tabou, Le Duc des Lombards, le Blue Note, Le Caveau des Oubliettes, Le Club Saint-Germain, Le Sunset-Sunside, Aux Trois Mailletz (…)

Potete leggere l’articolo integrale su Reportage n.23, in libreria e acquistabile in ebook  e in cartaceo sul nostro sito.

About author