Perugia tenta di ribellarsi al degrado e alla droga – testo e foto di Matteo Tacconi

Due sole, minuscole, presenze sui lastroni di pietra laterizia di Piazza del Bacio. Formichine. Sono ragazze adolescenti che si scattano foto a vicenda davanti alla fontana, assediata dai piccioni, davanti al colonnato austero del palazzo della Regione Umbria. Dietro svetta la ciminiera della vecchia fabbrica della Perugina, storico marchio del cioccolato. Dal centro della spianata si scorgono invece la facciata della stazione ferroviaria e la fermata del minimetrò, il piccolo trenino di superficie che sale fino all’acropoli, la città alta. Rotaie vecchie e rotaie nuove.

Piazza del Bacio è stata realizzata negli anni ’80, un progetto vergato da Aldo Rossi, blasonato architetto “postmoderno” scomparso nel ‘97. Rossi voleva inoculare una nuova, vigorosa, linfa nel tessuto incerto del quartiere, il cui sviluppo – si legge nel sito della fondazione che porta il suo nome – “è avvenuto in base a un processo di accrescimento che ha tenuto poco conto dei valori urbani tradizionali”, risultando “caotico e avulso dalla storia della città”. L’intenzione, nobile, non ha retto alla prova del tempo. Fontivegge, così si chiama la zona della stazione, resta uno dei quadranti più complicati dellla città, uno snodo rilevante dell’economia della droga, che qui ha una sua ragguardevole dimensione (…)

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