Che cosa vuol dire vivere in Palestina dopo il 7 ottobre | Testo di Christian Elia

La furia di Israele, seguita all’attacco di Hamas, ha fatto migliaia di morti a Gaza, ma centinaia anche nei campi profughi in Cisgiordania. A Ramallah e Gerusalemme c’è rassegnazione, l’ipotesi di due Stati è definitivamente tramontata. Un conflitto che dura dal ’48 e che sembra non avere soluzione.

 

La porta di Damasco, a Gerusalemme, è pressoché deserta. Passanti veloci s’infilano nel portone ligneo senza tempo che è l’accesso alla zona araba della città, guardati con fare annoiato da militari israeliani armati e con la faccia da bambini. Nessuna manifestazione, qui in Cisgiordania, nessuna protesta, se non nei campi profughi. Eppure, nella Striscia di Gaza, infuria la tempesta di fuoco e fino a questo momento sono circa 15mila le vittime dell’operazione militare Spade d’acciaio, lanciata dall’esercito israeliano in risposta all’attacco dei miliziani delle brigate Ezzedim al Qassam, che fanno capo ad Hamas, all’alba del 7 ottobre 2023. L’incursione palestinese ha colpito differenti obiettivi nella parte meridionale di Israele, uccidendo 1.400 persone e facendo oltre duecento ostaggi. La stragrande maggioranza delle vittime, da una parte e dall’altra, erano civili. Ma niente, Gerusalemme tace. Non c’è traccia della rabbia e della solidarietà manifestate in passato quando Gaza bruciava.

“Non manca il dolore, mancano le energie per urlare al mondo quel dolore”, racconta Khaled. Da anni, insieme ai suoi fratelli, si occupa di guidare i turisti: un business da miliardi di dollari se si considera che nel 2019, secondo i dati del ministero del turismo israeliano, i visitatori furono 4,4 milioni. C’è stato ovviamente un crollo durante la pandemia di Covid, ma nel 2022 i dati sono nuovamente cresciuti, fino a oltre due milioni di visitatori. “La città sembra abbandonata – dice ancora la guida – di turisti neanche l’ombra, molti israeliani sono stati mobilitati dall’esercito e dalla polizia, mentre noi palestinesi siamo tappati in casa. Abbiamo paura e non crediamo più in niente, siamo soli di fronte alla violenza dei coloni, mentre la comunità internazionale ci racconta come terroristi”. (…)

 

Ph. Una manifestazione per la libertà della Palestina (foto Marwan Hamouu).

 

Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 57 (gennaio-marzo 2024), acquistabile qui in formato cartaceo e in digitale.

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