Gange, una regione che è devastata da continue dighe | Testo e foto di Adriano Marzi

Il premier indiano Narendra Modi ha ridato il via libera ai progetti sul bacino del fiume. A rischio il 90 per cento del corso delle acque. Nel frattempo, lo scioglimento dei ghiacci himalayani ha raddoppiato la sua velocità. La tragedia del 7 febbraio scorso.

 

Urja Pradesh, lo “Stato dell’energia”. Così il primo governatore dell’Uttarakhand, Bhuwan Chandra Kanduri, ribattezzò nel 2007 il neonato Stato della Federazione indiana, condannato fin da principio a saziare gli appetiti energivori del gigante economico nazionale. Una maledizione che il territorio dove sorge l’intero bacino del Gange non si è più scrollata di dosso, continuando a pagare un prezzo altissimo per la ricchezza idrica dei suoi ghiacciai. Lo scorso 7 febbraio, l’ennesima tragedia si è abbattuta sull’ecosistema locale: un enorme blocco di roccia e ghiaccio si è staccato dal Nanda Devi, la seconda montagna più alta dell’Himalaya indiano, provocando una valanga che ha spazzato via villaggi, strade, ponti e due impianti idroelettrici costruiti proprio a ridosso del ghiacciaio lungo il fiume Rishiganga, affluente dell’Alaknanda, uno dei tre principali rami del Gange.

Una tragedia annunciata, che non può essere imputata soltanto al riscaldamento globale. Se da un lato la comunità scientifica non è sorpresa che un evento del genere si veri chi durante la stagione più fredda – dal 2000 a oggi lo scioglimento dei ghiacciai himalayani ha raddoppiato la propria velocità di avanzamento e un terzo della copertura attuale potrebbe sciogliersi entro la fine del secolo – dall’altro una responsabilità fondamentale va ascritta all’avidità della lobby idroelettrica indiana. La valanga ha riportato subito alla mente l’alluvione che nel 2013 fece oltre seimila morti nella valle del Mandakini, altro ramo principale del Gange. In quell’occasione, la Corte suprema dell’India accertò che le numerose dighe costruite lungo il corso del fiume contribuirono al disastro amplificando la portata dell’alluvione. (…)

 

Ph. La diga di Karcham-Wangtoo sul fiume Satluj.

 

Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 46, acquistabile in libreria e qui in versione cartacea e digitale.

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