Il sisma di Castelluccio che ne ha interrotto la magia e la tradizione | testo e foto di Gabriele Cecconi

Esattamente quattro anni fa, il terremoto distruggeva completamente il borgo nei pressi di Norcia, noto in tutto il mondo per le lenticchie. L’ignavia delle istituzioni e l’incapacità degli abitanti di fare fronte comune non hanno ancora permesso la ricostruzione.

 

Una coltre di nebbia copre il pian grande di Castelluccio al sorgere dell’alba, un mare bianco sembra ergersi sopra l’altipiano; silenzio, meraviglia e pace avvolgono un luogo dove da secoli parla anche il mito. La Sibilla Appenninica, la cui dimora si trovava in un antro ormai crollato del Monte Sibilla, rappresenta soltanto una delle numerose leggende che da sempre nutrono l’immaginario locale. La genesi degli altipiani di Castelluccio, poi, risale a circa un milione di anni fa, quando impressionanti movimenti tettonici crearono la vasta depressione, che prima divenne un lago e poi prosciugandosi diede origine agli altipiani così come sono ancora oggi. Le prime tracce d’insediamenti risalgono all’epoca romana e fin dal primo secolo dopo Cristo, con Svetonio, si hanno tracce documentali di “visite e sacre veglie sui gioghi dell’appennino”.

Era il 30 ottobre 2016, quattro anni fa, quando un terremoto, che viene ricordato dagli abitanti – abituati a eventi sismici con cadenza ventennale – come “il più forte e distruttivo mai vissuto da parecchie generazioni”, distrusse completamente il paese. Castelluccio, frazione di Norcia, rimase inaccessibile per i danni alle strade d’accesso, isolata per lunghi mesi. La tenacia e l’attaccamento della comunità hanno tuttavia riportato i pochi abitanti (un centinaio in tutto) a riappropriarsi per quanto possibile del territorio, anche se ad oggi il paese, per l’immobilismo dello Stato e le difficoltà dei singoli di fare fronte comune tralasciando gli interessi individuali, è ancora un cumulo di macerie inabitabili. (…)

 

ph. Una veduta degli altopiani di Castelluccio (Norcia).

 

L’articolo completo è pubblicato su Reportage numero 44, acquistabile in libreria e qui in versione cartacea e in digitale.

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