Intolleranza religiosa e strette di mano – di Valerio Magrelli

Didascalie, la rubrica quindicinale di Valerio Magrelli per il sito di Il Reportage, che si affianca a quella da lui tenuta sul trimestrale cartaceo.

 

Quella che racconterò non vuole essere una riflessione sugli incontri e gli scontri tra culture, ma una semplice impressione. Dato che affronterò un tema delicato, preciso inoltre che il mio obiettivo si limiterà a uno specifico fenomeno: quello delle conversioni religiose.

Siamo a una seduta di laurea in un’università di Roma. Dopo aver presentato una tesi sul sufismo islamico, il candidato riceve complimenti e la lode. Al momento di salutare come consuetudine gli esaminatori, lo vediamo però irrigidirsi e allungare il braccio lungo il fianco, invece che tendere la mano al presidente della commissione – presidente che, eccoci al punto, è una presidentessa. Il relatore lo invita a stringerle la mano e lo studente accetta di farlo, precisando tuttavia che l’Islam non consente un gesto del genere tra un uomo e una donna.

Ho passato il pomeriggio successivo cercando una risposta al mio turbamento, e scoprendo uno sterminato numero di polemiche divampate negli anni scorsi in Svizzera, Svezia, Danimarca, dove ci si è addirittura chiesti se non fosse il caso di negare la cittadinanza a immigrati restii a entrare in contatto fisico con una persona dell’altro sesso. Insomma, ho verificato l’esistenza di un’ampia e variegata discussione di carattere teologico e antropologico, che qui non mi interessa neanche riassumere. Ciò che mi sta più a cuore, lo ripeto, è l’impressione, il brivido: per la prima volta in vita mia, alla tenera età di 62 anni, ho visto un mio concittadino rifiutarsi di stringere la mano a una donna, prima di decidersi a farlo controvoglia.

Lì per lì, sono rimasto senza parole, anche se la mia sorpresa è stata minima rispetto a quella della mia collega. Mi è ritornata in mente, tutto a un tratto, la lunga storia dell’intolleranza. Devo ammettere che la mia reazione deve molto a una serie tv come Il racconto dell’ancella, tratta da un romanzo di Margaret Atwood. Anni di femminismo, mi è venuto da pensare, spazzati via da un gesto… Poi, a mente fredda, ho riflettuto, constatando che il mio choc era stato provocato da qualcosa di diverso dal vero e proprio rifiuto della stretta di mano. A un simile gesto, infatti, ho assistito varie volte, in diversi viaggi, e senza mai scandalizzarmi. Osservare un giapponese, un arabo, un indiano o un iraniano comportarsi così, non è certo inusuale, e nemmeno offensivo. Per me, l’autentico stupore è piuttosto consistito nel fatto di vedere quell’atto compiuto in Italia, da un italiano vestito da italiano, educato da italiano, e con il forte accento di una regione italiana. Avevo incontrato, per la prima volta in vita mia, un mio compatriota convertito a una religione straniera.

Scendendo nello specifico, potrei aggiungere che si trattava del “solito” studente trasformatosi nella materia del suo studio, fenomeno piuttosto diffuso tra chi aderisce con troppa foga alla materia delle sue ricerche (un po’ come se un entomologo, invece di esaminare le farfalle, si tramutasse in una di loro). Non voglio risultare offensivo verso una scelta legittima, ma tengo molto a sottolineare le sue modalità a mio parere troppo radicali, adolescenziali. È stata proprio questa l’origine del mio fastidio: seguire un imitatore all’opera, ridicolizza qualsiasi comportamento. Poche cose sono più nocive dello zelo, segno infallibile di un illimitato narcisismo e di un’indiscutibile vocazione all’aggressività. Ma dietro tale grottesco scimmiottamento, quel che più mi ha colpito è stato il riemergere di un antico, pesante fardello: quello formato dalle discriminazioni contro le donne. Perché c’è poco da fare, imbattersi in un giovane intellettuale preparato e agguerrito, ma deciso a evitare il contatto con dei suoi simili di sesso differente, finisce per evocare fantasmi spaventosi – tanto più in un paese che vede messa in dubbio la legge sull’aborto da un’altra religione, magari meno esotica eppure non meno intollerante, come quella cattolica.

Ben vengano insomma gli studi sulla mistica islamica, sull’estasi e sui dervisci rotanti cantati da Battiato. Tuttavia, non dovremmo mai dimenticare che i frutti più indifesi restano sempre quelli del nostro laicismo, la sola corrente di pensiero che, nell’intera storia dell’uomo (e della donna) sia stata capace di sottrarsi alla brutale presa del patriarcato.

 

 

 

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