Per Umberto Lenzi la guerra civile spagnola non è un B-movie – di Alberto Prunetti foto di Valentina Piccinni

Umberto Lenzi è il re dei b-movie italiani degli anni Settanta. Lo scrivono in quasi ogni articolo che lo riguardi ma l’etichetta gli sta stretta. Lenzi è anche un appassionato cultore della storia della Guerra civile spagnola, su cui ha costruito negli anni un importante archivio. Quando lo raccontano come “il regista del cinema di genere che ispirò Quentin Tarantino”, beh, quello è solo un pezzetto della faccenda. Forse il pezzo più spettacolare, ma secondo me non il più importante. Umberto Lenzi è stato il giovane operatore culturale di provincia che aprì un percorso poi seguito da Luciano Bianciardi fino alla scrittura de Il lavoro culturale. Dopodiché è diventato il re del poliziottesco.

Poi il curatore di una collezione iconografica sulla Rivoluzione spagnola. Infine uno scrittore di gialli. E dopo tutto questo, ascoltarlo e incontrarlo di persona è un piacere perché ha un umorismo corrosivo e non è per niente altezzoso, non a caso si è mosso quasi sempre ai margini: in provincia come attivista culturale; autore di b-movie come regista; fuori dall’Accademia nel suo lavoro di ricerca storico-iconografica; lontano dai grandi percorsi autoriali come scrittore di gialli. (…)

 

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