Quel “manipolo” di italiani che combattono per Putin – di Cristiano Tinazzi foto di Francesca Volpi

In Pushkina Boulevard, viale Puskin, si trova il Sun City, un caffè alla moda dove si possono incontrare varie tipologie di persone, uomini appartenenti alla buona borghesia, giornalisti internazionali in cerca di svago e scambio di informazioni, ragazze carine ed eleganti, famiglie con marmocchi al seguito. Un posto, insomma, dove farsi vedere e vedersi, in una città – Donetsk, Ucraina – nella quale molti luoghi di ritrovo sono stati chiusi per la guerra. Ma c’è un motivo in più per entrare in questo locale: qui le carte di credito vengono ancora accettate, mentre altrove è molto difficile effettuare pagamenti online. Il sistema bancario, infatti, è bloccato. Il conflitto, ora, è lontano dai quartieri centrali; ci arriva saltuariamente la notte, portato dal vento sotto forma di sordi rimbombi. Anche se, come successo lo scorso 18 luglio, i colpi sparati dall’artiglieria pesante governativa possono ancora arrivare a colpire il cuore della
città, se vogliono: gli accordi di Minsk vietano l’utilizzo di calibri superiori ai 100mm, ma entrambe le parti li violano spesso in maniera sistematica e strumentale (…).

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Ukrainian Soldier inside his tank.

Ukrainian Soldier inside his tank.

 

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