Nel cimitero del Cairo convivono vivi e morti

Testo di Samuel Bregolin – foto di Thérèse Di Campo

Una megalopoli disordinata, dove migliaia di mezzi di trasporto sgangherati sfrecciano sulle strade di terra battuta dei quartieri popolari, senza regole definite di percorrenza. Dove turisti da tutto il mondo approdano per andare ad ammassarsi alle piramidi di Giza o al museo Egizio prima di prendere la direzione del Mar Rosso o Luxor. Dove si passa dai quartieri ricchi e benestanti di Zamalek e dal lusso sfrenato degli alberghi lungo la riva del Nilo, fino ai quartieri più poveri, nei quali si circola a dorso d’asino e per poche lire egiziane si possono acquistare falafel fatti a mano o succhi di frutta spremuti sul momento. Questa è il Cairo, un universo di quindici milioni di abitanti. Ma a ridosso di una delle principali arterie del traffico cittadino e a poche centinaia di metri da alcuni tra i più famosi luoghi turistici c’è un’area dimenticata che si chiama  “città dei morti” ed è un cimitero abitato dai vivi. (…)

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