Numero 37

12.00

Descrizione

Con il nuovo numero, il 37, il Reportage entra nel suo decimo anno (il primo numero uscì nel gennaio del 2010). E’ stato un percorso lungo e faticoso, ma le soddisfazioni sono state tante, così come il numero sempre crescente dei collaboratori, ai quali tutti va il nostro ringraziamento, e i riscontri sempre positivi e spesso entusiastici da parte dei lettori, in primo luogo gli abbonati, che ci dimostrano continuamente il loro sostegno e ci chiedono di resistere. E noi, tra tante difficoltà, resisteremo, cercando di dare sempre il meglio e proponendo un’informazione sana, approfondita e che va in cerca di fenomeni, personaggi e situazioni spesso nascosti e poco conosciuti.

Il numero 37 apre con l’intervista a un personaggio che invece è parecchio conosciuto, lo scrittore portoghese Antonio Lobo Antunes, il cui nome ricorre ogni anno tra i candidati al premio Nobel della letteratura. Lo ha lungamente intervistato – in occasione del Premio Bottari Lattes Grinzane 2018 – Angelo Mastrandrea, che l’anno scorso aveva “catturato” Ian McEwan (le foto sono di Bruno Murialdo). Dopo questo “preludio” partiamo per un viaggio che copre tre continenti. Il fotografo Didier Bizet racconta la vita degli allevatori di yak (i buoi tibetani) in Mongolia, mentre Luciano Baccaro ci porta nei luoghi meno turistici della Thailandia. Sergio Matalucci, invece, è entrato in un posto speciale delle Filippine di Duterte: il carcere di Iwahig, che è grande 24mila ettari e dove i 2.500 detenuti possono coltivare risaie, camminare per i giardini tropicali, farsi un bagno del fiume. Ai più meritevoli è anche consentito fare da guida ai visitatori. Con Michela A.G. Iaccarino, vincitrice l’anno scorso del nostro premio per il miglior reportage edito in Italia, e il fotografo Denis Meyer, ci spostiamo in Europa. Michela ha scoperto la “repubblica” di Uzupia, una micronazione nata nei pressi di Vilnius (Lituania), mentre con il portfolio centrale Denis racconta gli effetti del micidiale impatto del turismo di massa in Islanda.

Dopodiché si vola in Africa. Il giornalista e fotografo Adriano Marzi spiega come la Cina si sia “mangiata”, ricostruendole, le infrastrutture viarie dell’Etiopia, ferrovie, aggredendo anche l’edilizia. Immediatamente dopo, la coppia formata da Daniele Bellocchio (testo) e Marco Gualazzini (fotografie) parla di un grave disastro umanitario intorno al lago Ciad, provocato dal processo di desertificazione e dal terrorismo di Boko Haram. Veniamo infine in Italia: Nicola Zolin, che è stato a casa di Domenico Lucano, racconta che cosa sia oggi Riace, dopo le leggi del “governo Salvini”. Il sogno dell’accoglienza attraverso i laboratori è definitivamente tramontato o potrà rinascere? Camillo Pasquarelli, che si è classificato terzo nell’edizione 2018 del nostro premio per il miglior fotoreportage, alza invece il velo su Porta Portese, il noto grande mercato domenicale di Roma, raccontando le storie dei “facchini” che – nella notte – montano i banchi.

Il secondo portfolio di questo numero è dedicato all’onta e all’emarginazione nelle quali sono costretti a vivere gli iraniani che decidono di non sposarsi, senza ottemperare dunque ai precetti di Maometto. Le foto (in bianco e nero) sono di Abbas Hajimohammadi Saniabad. Il numero si chiude con le consuete rubriche: le recensioni librarie,  un autore un libro (Maria Camilla Brunetti intervista Lorenzo Tondo) e la lettera aperta di Valerio Magrelli. Il racconto è di Fuvio Abbate, l’editoriale di Riccardo De Gennaro è dedicato ai rischi del cambiamento climatico e all’inerzia dei governi su questo tema così cruciale per il futuro del pianeta. La foto vintage mostra il ritiro dell’Armata rossa dall’Afghanistan, trent’anni fa.