Hong Kong e Macao a confronto, la sorella cinese ricca e quella povera – testo e foto di Lorenzo Pompeo

Dopo una breve traversata del Fiume delle Perle, il traghetto approda a Macao. Il clima è caldo e umido proprio come quello di Hong Kong. Appena fuori dalla stazione marittima ci sono ragazze cinesi con i cartelli dei grandi hotel-casinò che offrono un passaggio gratuito verso i paradisi del gioco d’azzardo. Prendo un autobus per fare un giro al centro storico e mi accorgo immediatamente che Macao è una realtà completamente diversa rispetto alla sua sorella ricca: qui non c’è quella fitta rete di metropolitane che copre l’intero territorio dell’ex-possedimento britannico. Non solo: sebbene oggi siano entrambe regioni amministrative speciali cinesi, l’atmosfera che mi circonda non è frenetica ed elettrizzante come quella di Hong Kong.

L’autobus mi scarica nell’arteria del centro storico, Avenida Almeida Ribeiro. Sotto portici che ricordano lontanamente quelli di una città mediterranea tutto sembra scorrere sotto il segno di un pigro fatalismo.

Da quando, nel 1841, al termine della prima guerra dell’oppio, l’Inghilterra aveva occupato uno “scoglio” di appena 80 chilometri quadrati, la potenza economica di Macao cominciò presto a declinare a vantaggio di Hong Kong, separata da un braccio d’acqua di appena 60 chilometri. Dai 7.450 abitanti, in prevalenza pescatori, registrati all’arrivo delle navi britanniche, nel 1870 Hong Kong passò ai 115.000 cinesi e agli 8.754 europei. Nel frattempo con la seconda guerra dell’oppio, nel 1860, la colonia britannica si era annessa anche Kowloon, la penisola di fronte allo scoglio. Fu la potentissima Compagnia delle Indie orientali a promuovere l’occupazione dell’isolotto cinese per poter gestire il traffico dell’oppio prodotto in India verso il vasto mercato cinese. (…)

 

 

 

Il servizio completo è pubblicato su Reportage n°36, acquistabile qui in cartaceo e in versione digitale.

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