A Roma un grande convegno sul “Diritto alla città”

Un confronto sulle nuove condizioni, fisiche e sociali, dei territori urbani e sul governo della città a partire dalle possibilità di uso da parte dei cittadini e della produzione dello spazio secondo le attese della collettività. Organizzato in tre sessioni tematiche – territori, spazi, flussi – il convegno “Diritto alla città”, organizzato dalla Fondazione per la critica sociale (Roma, 24 e 25 novembre 2016, aula magna di Fontanella Borghese) e che coinvolgerà architetti, sociologi, filosofi, urbanisti, muove dalla consapevolezza dell’avvenuta trasformazione della città che, così come l’abbiamo conosciuta, è giunta alla fine di un ciclo. Le nuove configurazioni, in larga misura prodotte da un inarrestabile processo di urbanizzazione e da massicci flussi migratori, stanno ridefinendo le metropoli – sottolineano gli organizzatori – come un complesso sistema territoriale di segregazioni spaziali chiamate a seconda dei casi periferie, banlieues, bidonvilles, slums, favelas, ma anche “gated communities”, a cui si sono aggiunti i nuovi luoghi dell’apartheid urbano come i centri di identificazione ed espulsione per richiedenti asilo, che pongono la questione del “capitale spaziale” come uno dei temi centrali del conflitto urbano contemporaneo. Ne sono prova le ricorrenti esplosioni di violenza, come quelle del 2005 a Parigi o del 2011 a Londra, che hanno mostrato come, sia pure nella forma spontanea delle “jacqueries urbane”, la situazione della città contemporanea non sia per nulla pacificata e come siano tuttora fortemente presenti le discriminazioni spaziali tra cittadini di serie A e cittadini di serie B.metropolis

Tra i fattori di segregazione, le condizioni della mobilità urbana rivestono un ruolo strategico. Reti del trasporto pubblico spesso insufficienti e male organizzate contribuiscono a complicare la vita quotidiana e a limitare l’utilizzo della città. La raggiungibilità fisica dei luoghi è diventata una discriminante della qualità dell’abitare, sempre più appannaggio di pochi privilegiati. Significativo il caso di Parigi che, nonostante un trasporto pubblico esteso ed efficiente, soffre di un modello radiocentrico inadeguato alle necessità di una mobilità trasversale in grado di collegare direttamente le “banlieues” senza l’obbligo di passare per i nodi centrali dell’interscambio. Analogamente, Roma – dove pure le periferie sono ancora largamente monoculturali e perciò non esplosive – lamenta un congenito ritardo della rete del trasporto pubblico. Del resto, intorno al tema della mobilità urbana, nel 2014, in Brasile, il movimento Passe Livre ha posto in maniera organizzata la rivendicazione alla gratuità del trasporto pubblico, sollevando la questione proprio in termini di diritto alla città. È la prova che il tema della qualità della vita urbana è oggi lo sfondo di qualsiasi discorso di cambiamento, nei Paesi del nord come del sud del mondo.

 

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